“I bambini disabili soli in classe”
(da la Repubblica del 25 novembre 2020)
A chi può interessare oggi se un bambino disabile va a scuola senza i suoi compagni? Sì proprio da solo, in una scuola che si svolge in presenza solo per i bambini fragili come lui, accompagnato da un insegnante di sostegno e da un non bene identificato progetto.
Eppure succede in Campania dove per ben tre volte il plurivotato presidente de Luca in diverse ordinanze (82, 86 e 90) decreta che le scuole rappresentano una preoccupante causa di contagio che il nostro fragile sistema sanitario non riesce a reggere con la eccezione dei soli alunni disabili.
Forse è il caso di approfondire il tema considerando che nella nostra regione gli alunni con disabilità sono oltre 26.000 e che per molti la categoria di “persone fragili” tanto cara ai giuslavoristi ed ai sindacati forse va considerata con un po’ di attenzione.
Forse non sarebbe sbagliato considerare che un alunno disabile solo in una classe non fa niente altro che trascorrere il suo tempo lontano da casa, aspetto utile per tutti in questo periodo di terribile monotonia, ma non fa niente di quello di cui si dovrebbe occupare la scuola.
Strano che a nessuno sia venuto in mente che un disabile è un disabile ma non è stupido e avverte sempre, lo sanno bene i genitori, gli stati d’animo e le condizioni attorno a lui.
A meno che non si voglia considerare un alunno disabile totalmente incapace di provare emozioni allora si provi a rispondere con lealtà a questa domanda: siamo proprio sicuri che stare in una classe da solo, entrare in una scuola desolatamente vuota e rimanervi alcune ore collegato ad uno schermo di computer nel quale spuntano i volti dei suoi compagni è una cosa buona?
Ed ancora siamo veramente certi che questo non farà soffrire in modo indicibile il nostro bambino?
La ciliegina sulla torta delle ordinanze citate è giunta quando ai disabili sono stati aggiunti gli studenti Bes ( bisogni educativi speciali) quasi a rappresentare un idea di scuola “altra”.
La scuola degli altri appunto, la scuola degli esclusi, la scuola speciale delle classi differenziali.
È strano che a nessun illustre pedagogista o ai rappresentanti del mondo della scuola (associazione nazionale presidi e giù di lì) sia venuto in mente di obiettare qualcosa.
È singolare che ad oggi nessun parlamentare cattolico, socialista, comunista o liberale abbia trovato il tempo di interrogarsi ed interrogare le ragioni che spingono in Campania a considerare non rischiosa la frequenza a scuola di un alunno “a rischio” mentre lo sarebbe per tutti gli altri studenti. Se esiste un contesto di pericolo allora la scuola sia chiusa per tutti. Punto.
Se qualcuno dei succitati parlamentari provasse a considerare poi un aspetto fondamentale che riguarda il welfare regionale e in particolare il tema dell’assistenza alle persone potrebbe “scoprire” che la regione Campania e gli enti locali (Comuni e Città metropolitana) non hanno mai attivato quelle politiche di prossimità alle persone con disabilità che sono “altro” rispetto alle prove tecniche di classi differenziali di questi giorni.
Confondere le famiglie dei disabili offrendo il favore di un tempo a scuola con il diritto di fare scuola e di una assistenza domiciliare che risponde a bisogni essenziali per tutte le famiglie è quello che sta avvenendo in Campania.
Al silenzio assordante della politica non hanno resistito oltre 40 associazioni e migliaia di cittadini che hanno deciso, con un appello al presidente Mattarella, di sollevare un quesito di legittimità ed una istanza di civiltà ineludibile.
Che scuola hanno in mente De Luca e la sua giunta per i disabili?
Qualcuno risponda ora e se non lo fa poi taccia per sempre.
Toni Nocchetti
Presidente di “Tutti a Scuola ONLUS”