Undici cose da non dimenticare
- gli alunni disabili sono ogni anno superiori di migliaia di unità alle previsioni che il Miur registra diligentemente al momento delle iscrizioni
- gli alunni disabili sono in percentuale maggiore presenti in Trentino Alto Adige (6,4%), le regioni del tanto vituperato Meridione patria dei falsi invalidi hanno il minor numero di certificazioni di disabilità (2%) mentre la media più alta spetta al centro nord (2,3%)
- gli insegnanti di sostegno, più presenti nelle regioni meridionali, sono sempre meno della metà degli alunni disabili con differenze sfumate tra le regioni
- un alunno disabile spesso trascorre in classe un tempo molto inferiore all’orario scolastico dei suoi compagni (mediamente 14 ore su 30)
- un alunno disabile su due vede ogni anno cambiare, alla faccia del valore pedagogico della continuità didattica ed affettiva, l’insegnante di sostegno
- un alunno disabile in molte scuole, soprattutto nelle grandi città, se deve fare la pipì o mangiare una merendina rischia di non poterlo fare perché privo di assistentato materiale (!)
- l’abbandono dall’obbligo scolastico vede, affianco ai motivi noti, la disabilità come elemento essenziale
- nelle scuole pubbliche sono accolti oltre il 91% degli alunni disabili
- gli alunni disabili sono per circa l’80% di tipo intellettivo
- negli ultimi tre anni oltre 15000 famiglie italiane hanno, pagando migliaia di euro per ogni ricorso, ottenuto solo grazie alle sentenze del Tar che per i loro figli disabili il diritto costituzionale allo studio fosse garantito
- gli insegnanti di sostegno nella metà dei casi sono diventati tali perché, in soprannumero nelle discipline di elezione, hanno frequentato mini corsi di formazione di poche ore o addirittura nulla (affidare i bambini più fragili ad insegnanti così formati è un po’ come decidere di farsi operare al cuore da un medico della mutua)