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C’è un gioco che facevamo da bambini molto divertente e per certi aspetti intrigante: “se fossi…”

Se fossi un cavallo, se fossi un calciatore, se fossi un’automobile e così via. Ho pensato spesso a questo gioco che condividevo da ragazzino con i miei amici a quello che farei oggi se fossi un ministro del governo italiano.

Con tutto il rispetto per i ministri in carica attuali e futuri e con grande nostalgia per le risate che animavano il mio gioco di bambino proverò ad essere più preciso.

Se fossi un ministro, più precisamente se fossi il ministro della disabilità sarei vestito di stracci perché il mio governo mi ha sprovvisto di risorse economiche (si dice in linguaggio politico “senza portafogli”).

Se fossi il ministro della disabilità porterei sempre con me una cartina geografica dell’Italia evidenziando in rosso tutte quelle regioni (è facilissimo basta tirare una linea al di sotto di Roma) nelle quali il welfare per i disabili vede destinare risorse fino a 10 volte inferiori a quelle delle regioni del centro nord.

Se fossi il ministro della disabilità mostrerei un assegno bancario nella cui intestazione si leggesse che le fondazioni bancarie del nord riservano risorse per progetti ai disabili dei loro territori fino al 90% in più rispetto a quelli meridionali.

Se fossi il ministro della disabilità girerei con un libro sottobraccio per ricordare che nella scuola italiana che accoglie oltre 320.000 alunni con disabilità tanti dirigenti scolastici e molti, se non tutti, insegnanti curricolari dovrebbero obbligatoriamente studiare per recuperare competenze utili ai processi di inclusione.

Se fossi il ministro della disabilità porterei con me dei faldoni pieni di fogli con tutte le proposte di legge rimaste carta bianca che parlano da 20 anni di dopo di noi, caregiver, lavoro, barriere architettoniche ecc. ecc.

Se fossi il ministro della disabilità indosserei un cartello recante una scritta: LEA e LEP per tutti e non per qualcuno più fortunato.

Di sicuro a questo punto molti dei miei compagni di gioco di quando ero bambino mi avrebbero detto che così era fin troppo facile indovinare chi fossi.

Chissà perché ai grandi questo risulta sempre così difficile.

Ma tanto non sono io il ministro della disabilità.

Antonio Nocchetti