Il diritto allo studio per gli alunni disabili
Cosa accade nella scuola ai bambini disabili? Non è domanda retorica. Ce la siamo posti, come Coordinamento genitori di Napoli, vedendo ridotte le ore in cui i piccoli disabili sono aiutati dagli insegnanti di sostegno. Abbiamo visto gli alunni handicappati abbandonati a se stessi, o nel migliore dei casi, arrampicarsi sugli specchi per tener dietro alle attività dei loro compagni normodotati. Abbiamo visto un valzer di insegnanti a loro destinati, li abbiamo visti regredire, o nella migliore delle ipotesi non fare progressi. Ci siamo chiesti il perché di tutto questo. Dal 1977, anno di entrata in vigore della legge sull’integrazione scolastica, nel nostro Paese abbiamo assistito a un aumento progressivo del numero d’alunni disabili giunti nell’anno scolastico 2003/2004 a 152.069 unità (dati MNR) e a una progressiva riduzione del rapporto alunni cosiddetti normali-alunni disabili che è oggi pari a un valore di 50.55. Oggi siamo di fronte a un quadro profondamente mutato. Ricorriamo all’aridità dei numeri per rendere quanto accade: il finanziamento pro-capite per alunno disabile passa dal valore di 145.22 euro nel 2001 al valore di 79.59 euro nel 2003, con oltre 4 milioni di euro oggi sono stati ridotti a 0; i finanziamenti ai POF (Piani di offerta formativa) sono ridotti, dal 2001 al 2003, del 30%. Non sfugga l’importanza di questo dato che è, conferma dalla sempre più ridotta autonomia dalla scuola pubblica, e che è sensibilmente peggiorato dal vincolo di spesa del 40% circa, che le singole scuole hanno già impegnato nel prossimo esercizio finanziario verso l’aerea informatica: ciò significa che la tanto decantata svolta verso l’informatica avviene non con aumenti degli investimenti ma con tagli ad altre attività (per esempio alla specializzazione degli insegnanti di sostegno attraverso corsi autofinanziati dalle scuole); riduzione dell’organico degli insegnanti di sostegno di diritto (che fino al 2000 era costantemente aumentato) e aumento dell’organico precario, che era, di converso costantemente diminuito. Quest’ultima scelta rende l’integrazione del bambino disabile, attraverso il cambio continuo degli insegnanti, molto ardua se non addirittura impossibile. È da queste considerazioni che, all’inizio dell’anno scolastico appena concluso, abbiamo scelto di richiedere per i bambini disabili della scuola maggiori attenzioni. A seguito di un ingiustificato taglio del numero di insegnanti di sostegno per i bambini disabili della nostra scuola per i bambini con patologie gravi abbiamo prima interpellato l’Ufficio Scolastico regionale e, successivamente, riottenuto, a seguito di un’ispezione tecnica, gli insegnanti inopinatamente negatici. Questo significativo ma isolato risultato ha attivato, in collegamento con oltre 20 scuole cittadine, una rete, di rapporti che ha visto la nascita di un coordinamento e l’apertura di un sito denominato www.tuttiascuola.org.
Abbiamo scelto con chiarezza da che parte stare, siamo semplicemente ma senza ambiguità dalla parte dei nostri bambini, quelli normali e quelli disabili.
Rimaniamo convinti, e rivolgiamo un appello alla coscienza di tutti che la legge sull’integrazione scolastica vada difesa, sostenuta e non,come sta accadendo svuotata da ogni risorsa. E’ partendo da questa idea che abbiamo iniziato nel mese di luglio una raccolta di firme che ha come obiettivo la difesa dell’art. 3 della Costituzione Italiana che tutela il diritto allo studio. Le adesioni raccolte saranno recapitate al ministro Moratti che ha dimenticato nella sua “riforma” i bambini disabili. Siamo certi che occorra ripensare alle scelte operate per la scuola italiana ed in particolare per i bambini disabili. Forse si potrebbe partire dalla riduzione delle spese che il Ministero dell’Istruzione ha destinato alla pubblicazione di opuscoli pubblicitari per la divulgazione della legge “Moratti” (più 120% negli ultimi 2 anni per un costo di circa 24 milioni di euro). Forse si potrebbe ipotizzare che sulle società di calcio,tutte rigorosamente a capitale privato, e non sullo Stato, ricadano i folli costi di gestione dell’ordine pubblico che sono stimati dal Ministero dell’Interno in euro 31.916.000 per ogni giornata di campionato. Oppure ripensando alla politica del ministro delle Comunicazioni in ordine al contributo governativo pari a circa 20 milioni di euro/anno per l’acquisto dei decoder digitali. Un decoder vale più di un bambino?
Antonio Nocchetti