Per gli alunni disabili l’anno non è iniziato
la Repubblica – 21/11/2006
Un problema che interessa diecimila bambini
A chi può interessare che l’anno scolastico per oltre diecimila alunni disabili non sia ancora iniziato con regolarità o addirittura non lo sia proprio?
Sicuramente non interessa, o interessa in modo marginale, al direttore dell’ufficio scolastico regionale che avrebbe dovuto dal 2001, attivare dei corsi di formazione destinati ai collaboratori scolastici affinchè questi svolgessero le mansioni di accudimento materiale come previsto dal loro contratto di lavoro. Interpellato sull’argomento proprio a Napoli un mese fa il ministro Fioroni si era reso disponibile ad un sollecito intervento. E’ superfluo aggiungere che forse sarebbe stato meglio impegnarsi ad un intervento semplice ed anche per quello rimaniamo in trepidante attesa.
Ma in fondo, ci viene sussurrato da più parti, a chi può interessare con tutti i guai e le contraddizioni di questa città, come possano fare la pipì o mangiare un panino dei bambini disabili a scuola?
Singolare poi l’assordante silenzio che su l’intera vicenda ha caratterizzato la posizione dei sindacati della scuola forse preoccupati di perdere consensi nei confronti di lavoratori sempre più demotivati e poco disposti ad aumentare carichi di lavoro e responsabilità senza un adeguato riconoscimento economico. Forse anche per loro vale il triste sentire espresso in precedenza: in fondo è meglio raccomandare a qualche migliaio di genitori di venire a scuola durante l’orario di lezione per cambiare un pannolino o un assorbente che” ricordare” ai lavoratori della scuola , ai propri iscritti, i loro doveri contrattuali.
Che tutto questo accada poi in un contesto generale caratterizzato dalla paventata riduzione in finanziaria degli insegnanti di sostegno ( ma non erano insufficienti durante il governo Berlusconi?) rappresenta la riprova di quanto, ostinatamente, ripetiamo da diversi anni: quello che viene messo in discussione è il principio stesso dell’integrazione scolastica. Questo è stato chiaramente visibile nelle prassi consolidate dei governi di centrodestra ed ora, in modo assolutamente contiguo, dalle prime scelte ( non decidere equivale a decidere ! ) del governo Prodi. E’una domanda impegnativa per i nostri rappresentanti politici e per l’intera società italiana: quante risorse si devono impiegare per un modello di scuola esigente come quello della scuola dell’integrazione? Ed allora perchè non appare nemmeno osceno, non indigna nessuno degli amministratori del comune di Napoli il fatto che si possa affidare a dei “volontari” il delicato servizio di accudimento materiale per gli alunni disabili della scuola materna e delle superiori. Chi siano questi volontari, quali qualifiche abbiano sembra rappresenti un dettaglio trascurabile, un argomento ozioso. Oggi appare completamente smarrito l’obiettivo dell’inclusione scolastica, ma ancora prima si è smarrito il senso più profondo, direi pre-politico della cultura che decretava nel 1977 la fine delle classi differenziali. Dove ricercare questo senso dell’accoglienza, dove ritrovare il significato del “fare scuola insieme”temiamo rappresenti un impresa ardua. Si era smarrito negli anni della scuola-azienda della Moratti e non lo si scorge in questo scorcio di legislatura con un governo diverso. Se si crede che l’integrazione scolastica rappresenti un valore, un opportunità di crescita sociale e non un costo economico sterile bisogna coerentemente sostenerlo con i fatti; questi, in politica, sono le scelte economiche e non le mere affermazioni di principio. Ed allora, in ordine sparso e con responsabilità e ruoli distinti, il ministro Fioroni, il provveditore, i sindacati della scuola e gli amministratori locali ci dicano cosa intendano fare per affermare in questa città ed in questo paese così miseramente disgregato nelle relazioni sociali il diritto ad una accettabile qualità di vita per i bambini disabili. Sopratutto si risponda senza ipocrisie e la si smetta di scandalizzare quando quattro studenti imbecilli figli di questa scuola e di questa società prendono di mira un giovane disabile. Chi può faccia dapprima il proprio dovere…