la_repubblicaA distanza di quasi due anni e mezzo dall’insediamento della giunta De Magistris è necessario interrogarsi sui cambiamenti, se ve ne sono stati, della condizione dei disabili nella nostra città.

La rivoluzione arancione annunciata dalla nuova giunta aveva  rappresentato per tanti, cittadini ed associazioni, una concreta speranza  di riscrittura delle relazioni sociali soprattutto a partire dalle categorie più deboli.

Anche la associazione “tutti a scuola” aveva guardato con grande speranza  ad una esperienza amministrativa diversa dalla stagnazione del decennio Iervolino riconoscendo al nuovo sindaco  ed alla prima squadra dei suoi assessori libertà di giudizio e qualità morali.

Quello che è accaduto in seguito è storia nota per la quale non ci appassiona discutere  e non ci affascina nemmeno soffermare  sulla  struttura di personalità di de Magistris al quale abbiamo sempre riconosciuto  le incredibili difficoltà incontrate per  governare una amministrazione  senza risorse.

Tuttavia, proprio per le premesse e le promesse di una politica “diversa”, il rammarico e la delusione sono cocenti.

L’ambito delle politiche sociali e in particolare quelle a sostegno della disabilità segnano un drammatico stallo che in un territorio come il nostro significa arretramento.

Neanche il passaggio di consegne della delega alle politiche sociali da un assessore all’altro è stata foriera di una svolta.

Eppure  il sindaco aveva in campagna elettorale più volte ribadito la centralità, tra i temi sociali, di una attenzione alla disabilità che in passato era sempre mancata.

Il richiamo alla istituzione di un disability manager è stato ricordato in diverse circostanze, ad iniziare dalla  campagna elettorale, ma appare come una promessa  scivolata sul fondo di un cassetto di palazzo san Giacomo.

Chi scrive, assieme ad altre due personalità di indubbio prestigio, il professore Tarantino dell’università della Calabria e il dr. Griffo delegato italiano presso l’european disability forum, ha profuso  volontariamente e gratuitamente  un notevole sforzo per  la redazione di un impegnativo documento che avrebbe reso Napoli città capofila in Italia  nella governance della disabilità.

Tutti gli sforzi compiuti nell’incontrare più volte gli assessori ed i dirigenti comunali cittadini, la ricerca di una anagrafe della disabilità, la fatica nell’individuare strategie a costi contenuti se non addirittura nulli non sono serviti praticamente a niente.

Eppure da qualche parte deve  esistere  una delibera della giunta de Magistris che individuava la nascita di un ufficio per la integrazione delle persone con disabilità e forse addirittura uno start-up dettagliato.

Una occasione perduta?

Speriamo di no per le decine di migliaia di disabili che vivono nel nostro territorio.

E’ questo il riferimento a cui guardiamo e verso il quale vorremmo confidasse la buona politica.

Se questo lavoro è stato infruttuoso cosa dire della condizione, evidente a tutti gli addetti ai lavori ed alle famiglie, riguardante l’assistentato materiale per gli alunni disabili nella scuola, tema che investe, si badi bene, la responsabilità del ministero della istruzione?

Un altro argomento  delicato riguarda  la perdurante incapacità del comune a restituire alla azienda  Napoli sociale una chiara vocazione solidale ed una efficienza dei servizi di cui la città ha assoluto bisogno.

Perché  ignoriamo ancora, lo richiedemmo all’indomani della elezione del sindaco all’ex volenteroso assessore D’Angelo, funzioni, mansioni ed orari di servizio dei suoi  400 operatori?

Sappiamo quanto possa essere arduo confrontarsi con alcuni dipendenti  interessati solo alla retribuzione e non al lavoro che bisognerebbe svolgere ma questo non può rappresentare un alibi per non “scassare”.

Il sindaco era stato votato, da noi per primi, per svolgere un lavoro immenso ma sempre alla luce del sole, dopo due anni e mezzo il sole appare oscurato da nubi grigie.

Chi si occupa di disabilità conosce la complessità dei problemi e la difficoltà nel trovare soluzioni a portata di mano.

Noi non abbiamo mai pensato che un sindaco potesse farlo senza un sistema Paese coeso e l’Italia  non lo è ma ci preme sottolineare la scomparsa della disabilità dal tavolo delle priorità di una giunta nata per occuparsi dei beni comuni.

Ci duole riconoscere  una progressiva asfissia sociale verso la quale sembra scivolata il governo della città.

La scelta di un sindaco, nell’attuale quadro normativo elettorale, consente ad un primo cittadino accorto di segnare il governo della legislatura in modo marcato.

L’aspetto più evidente per il mondo della disabilità, a tutt’oggi, sembra essere la totale continuità con le giunte a guida Iervolino.

Questi sono i fatti, il resto è niente.

Antonio Nocchetti