la Repubblica – 28/07/2005

Sarebbe straordinario scoprire nei nostri rappresentanti politici oltre alla disponibilità all’ ascolto, della quale ci rallegriamo, anche quella al cambiamento. Quando affermiamo che i costi della politica sono all’ origine di un sistema democratico virtuoso pensiamo che gli orientamenti della “commissione speciale per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di corruzione” istituita su proposta dell’ allora presidente della Camera Violante alla fine del 1996, andrebbero riaffermati con vigore da parte di una classe politica rinnovata. Per non tediare i lettori li elenchiamo senza commenti: 1) norme per la trasparenza del mercato pubblico e dei contratti relativi; 2) norme per l’ accertamento della situazione patrimoniale di tutti i rappresentanti politici; 3) norme per lo scioglimento e la confisca dei beni dei partiti politici a seguito di condanne penali dei loro segretari nazionali politici e amministrativi; 4) istituzione Autorità anticorruzione e Anagrafe patrimoniale; 5) legge sul conflitto d’interesse; 6) proposta di legge riguardante i rapporti tra sanzioni disciplinari e sentenze penali nella pubblica amministrazione. Il fallimento annunciato di quella commissione e quanto è accaduto in seguito nel nostro Paese è ancora un argomento al quale la classe politica possa approssimarsi o è considerato un vuoto rituale moralista o, nel peggiore dei casi, un goffo tentativo di accreditarsi presso qualche circolo culturale-politico? Questa è semplicemente una domanda. Alle future e alle attuali classi dirigenti di questo paese spetterebbe il compito, a nostro avviso, di trovare gli indirizzi e i correttivi alle “disarmonie” del sistema politico.
La domanda che la società civile pone con chiarezza è se questa è avvertita dalla classe politica come una priorità o piuttosto come uno spiacevole inconveniente che ne intralcia l’ attività.
Riguardo ai costi della politica, alla produttività dell’agire politico, sarebbe illuminante andarsi a leggere le relazione della Corte dei conti che, impietosamente, recita un atto di accusa senza appelli e del tutto bipartisan. Riguardo la passione civile, lo ricordiamo a chi non l’ avverte o tende cinicamente a governarla, si potrebbero scrivere fiumi di parole. Ci sembra più opportuno concludere con le parole di speranza che don Lorenzo Milani affidava ai suoi ragazzi di Barbiana: «Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola? Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte».
Coordinamento genitori “Tutti a scuola” Coordinamento “Sete di acqua e di giustizia” Associazione “Napoli Strit Festival”