Da oggi Guido ha un insegnante di sostegno che lo affianca in ogni minuto che trascorre a scuola. Una maestra specializzata, che ne cura la crescita culturale e l’integrazione scolastica. Guido ha un handicap grave, sin dalla nascita.
Ha 6 anni, frequenta(la I elementare di una scuola di Quarto, il I circolo didattico.Ha un handicap grave ma ha dalla sua due genitori che non hanno accettato quelle poche ore di sostegno assegnate al figlio.Meno di cinque ore al giorno,e per il resto affidato agli insegnanti curriculari, che dovendo gestire una intera classe non riescono a prendersi pienamente cura di lui.La mamma e il papà di Guido si sono rivolti alla magistratura:Assistiti da un collegio penale che sta prestando gratis il suo lavoro per il coordinamento di genitori “Tutti a scuola” ,hanno intrapreso una causa civile.Ieri mattina la prima udienza,dinanzi alla VI sezione civile del Tribunale di Napoli.
Non era neppure iniziata la causa quando la dirigente vicario della scuola frequentata da Guido s’è presentata in aula con una sorpresa:”Il piccolo handicappato avrà 27 ore di sostegno a settimana”.Un colpaccio,27 ore significa, per un bambino,una copertura totale,in ogni minuto che trascorre a scuola(addirittura più del necessario,visto che in certi giorni Guido esce di scuola prima degli altri bambini,per potersi sottoporre a terapie).Esulta il legale della famiglia, l’avvocato Marotta.
Mentre il legale dell’Avvocatura dello Stato,l’avvocato Del Vecchio,scampa il rischio di condanna per i suoi assistiti. Come dire che si è dato ragione alla famiglia ancor prima che venisse emessa la sentenza.
Ma si tratta di una soluzione che la Direzione scolastica regionale non solo non avalla,ma non approva affatto.”Da questi uffici non può essere uscita alcuna decisione o indicazione che vada in questa direzione-afferma Alberto Bottino – E non solo perché significa dare a quel bambino più di un insegnante di sostegno (l’orario di servizio è di 22 ore), ma perché è contro i principi dell’integrazione: assegnare 27 ore di sostegno ad un alunno significa affidarlo solo ad un insegnante,significa farglielo,praticamente adottare.La vera integrazione viene,invece dal lavoro di tutte le Maestre e dal coinvolgimento della classe intera.Nelle scuole si deve comprendere che il bambino diversamente abile è una risorsa,mentre si continua a considerarlo solo un problema.”