la Repubblica – 25/07/2009

Dopo l’approvazione, prevista entro l’autunno, del ddl Aprea che si propone di regolamentare il governo delle istituzioni scolastiche, non sarà probabilmente più necessario che solerti rappresentanti politici del PDL e del PD alzino la voce per invocare assunzioni per i dirigenti scolastici esclusivamente settentrionali come è accaduto a Vicenza.
Sta infatti procedendo il lavoro parlamentare che porterà ad una radicale trasformazione dell’impianto unitario della scuola pubblica italiana.
Se si legge con attenzione il documento in oggetto si possono ritrovare degli elementi di innovazione che, lungi dal rappresentare un esempio virtuoso di miglioramento della scuola di tutti, sono la chiara affermazione di una scuola che “vuole” essere diversa nelle opportunità che offre agli studenti ed ai docenti.
Il pensiero forte del sottosegretario Aprea, vero deus ex machina già del ministro Moratti ed oggi dell’avvocato Gelmini, si muove lungo due direttrici: l’autonomia statutaria e l’apertura al governo della scuola ai ”rappresentanti delle realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi” come recita il comma 3 dell’articolo 1.
Interessante è, come riportato nell’articolo 3, la modifica lessicale intervenuta nel nuovo testo che ha portato alla scomparsa del consiglio di amministrazione ( ! ) con la nuova definizione del consiglio di indirizzo. La composizione del consiglio di indirizzo ed i suoi compiti aprono scenari inquietanti per chi ritiene la istruzione un diritto da offrire a tutti e non una occasione da riservare a chi nasce a nord del Po.
Sorprende che al consiglio di indirizzo, cui spettano i compiti di deliberare il piano dell’offerta formativa, lo statuto, approvare il bilancio, stabilire accordi e convenzioni con soggetti esterni o partecipare a fondazioni e consorzi, possa essere presieduto da un membro esterno come riportato nel comma 3 precedente.
Siamo veramente sicuri che la sinergia con il mondo del lavoro debba addirittura trasformarsi in una sudditanza come quella descritta?
Cosa ha in mente il legislatore quando decide di affidare il timone di una istituzione che dovrebbe formare cittadini al dirigente di una fabbrica di laminati metallici?
Un altro aspetto da valutare con estrema criticità riguarda i percorsi formativi e le possibilità di reclutamento dei docenti.
A questo proposito il federalismo tanto invocato dai leghisti trova la sua più ampia rappresentazione nella creazione di reti di scuole (art.13) che rilevano le esigenze di organico “autoctono”!
Infatti solo la appartenenza agli albi regionali potrà consentire ad un docente l’ingresso in ruolo nella rete di che lo hanno richiesto; non appaia trascurabile il fatto che la permanenza negli albi da parte del docente debba essere di almeno 5 anni dal momento della iscrizione. Questo tempo e questo vincolo rappresenta un insormontabile sbarramento per i docenti provenienti dal sud.
Se ne saranno accorti i parlamentari meridionali della maggioranza di centro-destra?
Quando questo sarà sancito dalla definitiva approvazione del ddl Aprea non sarà necessario scomodare i nostri amici di Vicenza per scoprire che l’Italia non è più un paese unitario ma un insieme di egoismi locali che una classe politica inadeguata ha assecondato senza comprenderne le conseguenze o condividendole con cinismo.
Antonio Nocchetti