Il Manifesto – 7 marzo 2012

Manifestazione davanti a Montecitorio dei genitori che chiedono il giusto sostegno per propri i figli. Ma c’è una buona notizia, la vittoria del ricorso al Tar del Lazio sostenuto dal Coordinamento elementari di Roma

Secondo l’articolo 3 della Costituzione, “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”, ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitandone di fatto la libertà e l’eguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti alla vita del Paese. Un compito che leggi di segno opposto da troppo tempo hanno disatteso e che, al contrario l’auto-organizzazione sta salvaguardando. Attraverso le mobilitazioni, come quella organizzata stamattina sotto Montecitorio dall’associazione di Napoli “Tutti a scuola”, così come attraverso i ricorsi. E proprio stamattina giunge la notizia della vittoria del primo ricorso collettivo al Tar del Lazio sostenuto dal Coordinamento delle Elementari di Roma, presente all’iniziativa insieme ad altre associazioni come l’Aipd, trentadue sedi in tutto il territorio, o Disabilando di Livorno. Almeno trecento i partecipanti, intorno alla “macelleria della disabilità”, portata in piazza perché non ci siano equivoci su ciò che leggi e provvedimenti stanno facendo dei diritti delle persone disabili.

“Trippa di autistico € 15, polpette di ritardato mentale € 16, costoletta di epilettico € 18, spezzatino di insegnante di sostegno € 15”. Costa cara questa macelleria, ma costa alle “tante famiglie che si vedono declassare il grado di disabilità dei figli, e perciò depennare l’indennità dall’Inps, mentre la Regione chiede loro la compartecipazione alle spese”. E’ per questo che la denuncia dell’associazione ha assunto le sembianze di una macelleria a tutti gli effetti. Banco di (finto) marmo, insegna stile liberty, listino prezzi, e (finte) costolette, salsicce e prosciutti pronti per essere affettati da ben tre (finti) macellai con tanto di camice. Con loro dietro al banco, al megafono, tanti genitori a raccontare lo spezzatino operato sulle vite dei loro figli, ultimo “il decreto ‘salva-Italia’ – dice Francesco, il padre di una bambina down – con il quale si conferma che questo paese deve essere salvato dai più deboli”. Ma il “non ci sto” che in questa piazza oggi viene gridato forte e chiaro non si traduce solo nella presa di posizione che il presidente dell’associazione Nocchetti prende contro “un modo di fare politica che non ha niente a che vedere con i problemi reali delle persone ma che pretende di fare strame dei loro diritti, mentre si paga lauti stipendi. Uno per tutti proprio quello del presidente dell’Inps Mastrapasqua”, secondo l’Ansa, di 216.711,67 euro. Ma anche in atti concreti come quello di Lucia, la mamma che si è vista chiedere dal medico una mazzetta per certificare la disabilità della figlia per ottenere l’indennità di accompagnamento. Ancor più sorprendente di questa vicenda è che la richiesta è stata fatta all’avvocato a cui lei si era rivolta, segnale evidente della totale impunità in cui il paese è sprofondato. Ma Lucia non si è arresa e ha denunciato il fatto ai carabinieri, che hanno arrestato il medico sul fatto. “Due anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici”, è il risultato, ma rimane l’altro mostro da combattere, la burocrazia. Ancora niente indennità, e richiesta di revisione dopo tre anni, ad una bambina con una malattia congenita.

“Solamente essere insieme, essere tanti e organizzati, e fare rete”, dice Nocchetti, è la strada per non arrendersi mai e combattere su tutti i fronti possibili, fino ad essere “costituente” di una politica diversa. Questo è il pilastro dell’associazione, che fra le maglie delle tante battaglie è riuscita negli anni ad essere anche “un erogatore di servizi”. Piscina, palestra, teatro, laboratori, sono tante le iniziative organizzate “con il solo 5×1000, bilancio trasparente sul sito, che ci consentono di mettere in campo un altro modo di essere, e di essere insieme”. Detto dal presidente di un’associazione che si occupa di disabili senza avere figli con queste problematiche, spiega la sostanza di queste scelte. Sostanza ben nota anche al Coordinamento delle elementari di Roma, che prende il megafono per annunciare la sentenza positiva. “Non è stato un semplice ricorso, ma una grande e significativa partecipazione”, dice Bruna Sferra, docente della Principe di Piemonte che si è spesa senza risparmio per la riuscita dell’iniziativa. Proprio ciò che l’ha sostenuta, dal contatto continuo attraverso il sito, alle sottoscrizioni nelle singole scuole (sul sito ne elencano ben ventuno) fino alla festa in maschera del 25 febbraio, dove sono stati superati i 4000 euro. “La sentenza è esecutiva – fa sapere Sferra – l’adeguamento delle ore di sostegno da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio è immediato”. Ovvero, ripristino del il corretto rapporto (in deroga) 1:1, proprio l’obiettivo del ricorso. E, per esserne sicuri, già stanno scaldando i motori “per una grande manifestazione al Ministero, per pretendere che venga garantito il diritto allo studio per tutte e tutti, e le ore di sostegno necessarie”.
La sostanza dell’iniziativa viene a galla nel siparietto finale, quando Scilipoti si accosta al presidio e viene abbandonato a se stesso dai partecipanti, impegnati a smontare la scena e ben più interessati a conoscersi fra di loro. Solo due telecamere gli danno ancora retta, permettendogli di esternare. La questione della rappresentanza è rimasta fra le righe per tutta la mattina, ma il tema è chiaro per tutti anche qui.

ANNA MARIA BRUNI