la Repubblica – 21/07/2005

Questi giorni hanno visto la Regione Campania salire agli onori della cronaca politica per la vicenda legata alla singolare proliferazione delle commissioni consiliari nel neo eletto Consiglio regionale. Al di là delle valutazioni pragmatiche che probabilmente competono agli operatori della politica come il presidente Bassolino che, pur dichiarandosi non favorevole, si è augurato di iniziare comunque un lavoro proficuo e della signora Lonardo Mastella che non più tardi di qualche giorno fa “scopriva” sorpresa proprio dalle pagine di “Repubblica” gli straordinari emolumenti dei consiglieri regionali, restano alcune questioni irrisolte e forse anche delle domande che la gente comune sente di porre ai rappresentanti politici. La prima considerazione, dalla quale deriva immediatamente una domanda a nostro avviso ineludibile, riguarda i costi della politica (non della democrazia); lungi dal considerare l’ agire politico uno sport per educande, ci sembra quanto mai opportuno chiedere e attendere risposta dai nostri amministratori se considerano semplicemente equo il rapporto tra il loro impegno e i loro stipendi. Questa non appaia una domanda populista e demagogica se si considera che l’intero Paese, la nostra regione in particolare, sta attraversando momenti di grande disagio economico e da tutte le parti si osserva la sindrome della quarta settimana del mese che vede crollare nelle grandi distribuzioni commerciali i picchi dei consumi dei beni essenziali. Questa domanda sui costi della politica è ancora più etica se viene posta in un comune amministrato ormai da 10 anni dal centrosinistra e in una regione saldamente ancorata alla stessa coalizione. Chi ci risponderà? Non disperiamo che questo accada, siamo certi che l’ elettorato apprezzerebbe dei gesti esemplari e ancora di più il popolo degli astensionisti che nella nostra regione è pari al 30 per cento della popolazione. Il costo della politica è, a nostro avviso, la madre di tutti i ragionamenti che seguono, sarebbe auspicabile una netta inversione di tendenza con l’ intento di restituire la politica a chi la vive come servizio e non come la difesa di interessi e privilegi. I nostri rappresentanti politici sanno che la sensazione dei cittadini è esattamente questa? Sarà possibile ipotizzare che i partiti politici richiedano per ogni candidato eletto una “radiografia fiscale” che poi verrà ripetuta a fine mandato elettorale? è da considerare desueta la antica questione della riduzione dei consiglieri regionali, provinciali e così via senza essere tacciati di settarismo? è ipotizzabile che i benefit dei nostri rappresentanti vengano “socializzati” per esempio a favore di quelle categorie sociali che hanno visto in questi anni frustrato il loro potere economico? Pensiamo ad esempio alla possibilità di agevolare a costi irrisori la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti offrendo loro ingressi gratuiti nei teatri e nei cinema. Noi crediamo che i cittadini di questa regione sarebbero lieti di sapere che con i costi delle auto blu, quante ce ne sono, quanto e chi le utilizza, si possano ad esempio agevolare i trasporti per categorie disagiate, pensiamo ai disabili o ai trasporti scolastici. La sensazione di distacco dalla politica si accresce esattamente quando i cittadini per quanti sforzi facciano non vedono nei loro rappresentanti il sentire i loro privilegi come tali, ma piuttosto considerarli dei diritti. In questo passaggio si consuma una perdita di credibilità enorme che vede aumentare la diffidenza nei confronti dei politici e, aspetto ancora più grave, della politica. Cosa accade in Campania in questi ultimi anni la società civile se lo è chiesto più volte. Tante le questioni oscure, la vicenda del Teatro Mercadante a Napoli, il “mistero buffo” della privatizzazione dell’acqua del più grande Ato di Italia, la inquietante questione dei rifiuti che ricompare periodicamente nella nostra vita di cittadini come un tormentone senza fine. Intanto cresce la non fiducia nei confronti degli amministratori colpevoli, nell’immaginario collettivo, nella migliore delle valutazioni, di indifferenza assoluta nei riguardi dei problemi della gente.
Si pensi a quanto conta oggi per un cittadino di Napoli la questione dell’ ordine pubblico, si consideri che il Censis stima il giro di affari della malavita organizzata pari a 1/3 del Pil della Campania. Si raffrontino i dati del più grande evento turistico di questa città, il “Maggio dei monumenti”, e, con onestà intellettuale, qualcuno dei nostri amministratori ci dica se si è fatto tutto quello che si poteva e si voleva. Se così fosse dovremmo semplicemente ammettere la sconfitta del nostro modello di società e considerare con serietà il “fuijtevenne” di antica memoria. Si comprende così che il pretesto, evidenziato nell’ultimo Consiglio nazionale del primo partito italiano della sinistra riformista, della originale proliferazione delle commissioni regionali, l’appello al rigore morale e alla sobrietà dei comportamenti fatto dal segretario Fassino, rappresentano solo un aspetto, per altro anche marginale, della lontananza tra il sentire dei politici e il sentimento di chi considera la politica, come esortava papa Paolo VI, la forma più alta di carità. Quanto tempo dovrà passare prima che i nostri rappresentanti e organizzatori di un consenso sempre più striminzito e vuotato da passione civile si rendano conto che è l’ intera società che si sgretola dietro questo modo di intendere la politica, è l’intera società che non si ritrova, non si riconosce in una classe politica di professionisti spesso non professionali e attenti soprattutto ad autoreferenziarsi? Durante questo tempo alla società, ai cittadini rimane solo il distacco da questa politica e un immenso, struggente sentimento di malinconia civile.
– Coordinamento genitori “tutti a scuola”
– Girotondi per la democrazia di Napoli
– Movimento Artisti per la democrazia
– Coordinamento “sete di acqua e di giustizia”